Grazie caro Adriano, grazie per i complimenti.
La condivisione finale del progetto è sempre stata la mèta degli architetti, nelle loro più serene speranze. Il problema è che lo spazio della progettazione umana non è mai singolare: se lo è, gli esiti sono poveri. Perché quando il progetto si traduce nella realtà urbana, modifica i sogni.
I tecnici, insieme, sono chiamati a riconoscere la gioia nelle pieghe delle cose, costruendo occasioni d?armonia sociale, nuovi spazi tattili, esperienze di conservazione per la memoria. Ma devono accertare la dimensione plurale di una ricerca partecipata e condivisa.
Ho sempre visto mio padre, ingegnere, confrontarsi con colleghi, architetti e specialisti, ma pure ascoltare le voci e l?esperienza degli operai, che nelle mani raccoglievano la memoria del mestiere, quando con uguale dignità trasformavano un edificio, lo innalzavano, lo conservavano. Il loro spirito e la loro vita abitano gli antichi intonaci di Galatina, i colori e la tattilità della luce.
L?architetto deve raccogliere queste voci del lavoro, conservare la cultura della materia, trasformare lo sguardo: il suo grado di responsabilità deve essere partecipato e condiviso, attraverso l?esercizio dell?ascolto e della parola.
Ho un?idea unificata delle Vite e dei Mestieri, in cui le capacità intellettuali ed i saperi operativi sono aperti e con-fusi. I cittadini che costruiscono la Città condividono una razionalità con-fusa che è cifra della loro partecipazione privilegiata ai meccanismi di trasformazione del mondo. Condividono il tono forte di una responsabilità che taglia trasversalmente i caratteri complessivi della Tecnica e permea tutta la Pratica.
I Cittadini sono chiamati ad abitare una concezione della vita che susciti un impegno ad organizzare le città, anche in senso specificamente urbanistico, che non trascuri oggi il bisogno degli uomini di prendersi cura di sé stessi, attraverso le forme dell'ambiente costruito. Così la Tecnica si qualifica mediante l?entusiasmo dei Saperi condivisi, diviene fino in fondo responsabile dei dettagli e acquista maggiore consistenza, attraversando coscienze, informazioni, linguaggi e rappresentazioni. Si tratta di ricercare, appunto con modestia, la moltiplicazione delle voci, gli spazi veri e reali di una dimensione democratica, per combinare la prospettiva del consenso con quelle del conflitto.
Il luogo del nostro progetto è lo spazio di questa responsabilità \"essenziale\", dove le Idee dei cittadini hanno ?valore? e mercato.
Le strategie, i pensieri individuali, i progetti, a volte dimorano inutilmente celati, quasi per un ideale romantico di conservazione delle Idee, da non disperdere lungo sentieri lontani dalla propria bottega artigiana. Quando però giunge il finale disvelamento, per eccesso d?attesa, inevitabilmente illumina povere cose, irreversibili e definitive, per giusta nemesi.
Credo che i progetti, per acquisire valore, debbano invece uscire dalle stanze e viaggiare in mezzo agli altri. Sono certo che le nostre Città siano, come ogni singolo cittadino, un miracolo straordinario, ricco di esperienze che attendono solo di collegarsi. Le associazioni culturali, i professionisti, le forze intellettuali, i bambini, i cittadini tutti sanno ragionare pubblicamente. Il Mercato delle Idee è il luogo ideale per l?accoglienza: vorrei che vivesse delle infinite voci di chi abita. E vorrei soprattutto che divenisse lo spazio dove parlare di Urbanistica in modo allargato: di qualità ambientale, del valore dei luoghi che ci appartengono, di equità sociale, di dignità, di Bellezza.
Con netta obbligazione morale e forza etica, dobbiamo insieme comunicare la cura per la Vita, la preoccupazione per il futuro, il senso di responsabilità come subordinazione di ogni azione alla priorità del diritto all?esistenza, la dignità dell?Ascolto Attivo.
Ho fiducia in questo progetto di cambiamento che viene da Tutti, e che particolarmente riguardi i lavori pubblici: sia sempre nel futuro preferito il concorso di idee all?affidamento fiduciario. Siano aperte al pubblico le sedute di valutazione delle giurie. Siano i workshop a far crescere le professioni. Sia infine la Rete a conservare traccia dei saperi condivisi, dei forum, dei confronti. Il dono della Partecipazione deve moltiplicarsi. Le Scatole delle Idee si devono dischiudere.
Un caro saluto, Arch. Fedele Congedo.