L’associazione per la promozione sociale INUIT è nata con l’obiettivo di offrire a enti e associazioni workshop gratuiti di pratiche audiovisuali e documentaristiche per gruppi di minoranze (culturali, sociali, religiose, ecc.), con lo scopo di educare all’autorappresentazione mediatica e all’emancipazione all’uso del mezzo audio visuale, favorendo il processo di attribuzione di senso necessario per il racconto di sé, base per il reciproco riconoscimento delle diversità sul piano socioculturale.
Nei primi mesi di attività, il nostro primario interesse è stato quello di occuparci delle questioni burocratico - amministrative necessarie alla costituzione dell’associazione e al Patto Etico con la Regione Puglia; successivamente abbiamo curato il settore della comunicazione, sia a livello di progettazione grafica, sia con la creazione della piattaforma web e della pagina Facebook; di lì in poi abbiamo cominciato a stringere contatti con le singoli associazioni partner del nostro progetto e con altre associazioni del nostro settore.
A questo proposito è stato importante per noi partecipare all’iniziativa LaboratoridalBasso con un workshop di quattro giorni, “Video Ergo Sum”, tenutosi dal 25 al 29 novembre 2013, il quale non solo è stato un momento di alta formazione per il nostro gruppo (grazie alla partecipazione di ospiti internazionali di grande rilievo quali l’antropologo visuale spagnolo José González Morandi, il regista etiope Dagmawi Yimer e il collettivo londinese Postcode Films), ma è anche stato un modo per farci conoscere nella nostra rete territoriale e attrarre studiosi e interessati di antropologia visuale nella nostra città.
Subito dopo il termine di questa avventura, appena ricevuta la prima trance del finanziamento, abbiamo cominciato a prepararci al primo dei quattro workshop in cantiere, acquistando i materiali per le lezioni: cavalletti, un registratore, un microfono e tre handycam. Ed è proprio in questi giorni che si sta svolgendo la prima esperienza laboratoriale di Inuit, presso la struttura “Area 51”, mensa per i senza fissa dimora della Cooperativa sociale “Caps Bari”. Per entrare in un rapporto di fiducia e collaborazione con la struttura e con i suoi operatori, avevamo dapprima dato il nostro contributo all’organizzazione dell’evento della cena sociale “Di che materia è fatta la tua vita?”, tenutasi il 17 ottobre 2013, in concomitanza con la Giornata mondiale della povertà. Grazie a questo evento abbiamo potuto farci conoscere dagli utenti, sia facendo loro delle foto che abbiamo proiettato durante la cena, sia allestendo uno spazio libero dove poter raccontare la propria storia (mettendo a disposizione una telecamera per gli utenti), sia producendo una video-testimonianza della serata. In questo modo è stato più facile raccogliere adesioni per il nostro workshop, iniziato il 21 gennaio con un gruppo nutrito di una decina di persone, otto di queste presenti fedelmente a ogni incontro e molto interessate al progetto. In vista dell’evento che sarà organizzato dopo l’ultimo incontro del workshop (27 febbraio), in cui sarà proiettato il video prodotto dagli utenti di Area 51, stiamo con loro dando forma al racconto della propria storia, preparandoli tecnicamente e supportandoli umanamente.
Le prime impressioni scaturite da questa esperienza sono più che positive, e sottolineano l’importanza dell’uso della telecamera come strumento di riflessione sul sé, di espressione, come specchio per guardare se stessi dal di fuori e l’altro dal di dentro. Vogliamo concludere la relazione con le parole degli utenti di Area 51 in una delle attività fatte negli scorsi giorni. Alla domanda “A cosa pensi se ti dico video?”, Vito ha detto che la parola video gli fa venire in mente la conoscenza, il sapere, la verità e il sognare. Vedere un video significa imparare una cosa nuova, fa pensare, sperare di essere tu il protagonista della storia. Inoltre fa sognare, perché smuove la curiosità, che è la spinta dell'essere. Marco ha detto che il video è lo specchio della vita di ogni giorno. Ma grazie al video la realtà si incontra con la fantasia. Sabino ha detto che il video significa conoscere noi stessi, che tiriamo fuori ciò che abbiamo dentro. Adams ha detto che il video per lui significa felicità: collega il video a situazioni di serenità collettiva, tipo quella che stava vivendo in quel momento. Altri hanno associato l'idea del video a dei fatti che vorrebbero raccontare. Valentina ha parlato del bisogno di rivedere sua figlia, e di raccontare la propria storia in Romania. Ibra ha detto di voler raccontare la pericolosità del suo viaggio. Jo, infine, ha associato il video al suo bisogno di capire perché, quando si reca in Piazza Umberto, la gente gli chieda se abbia della droga da vendere e la polizia gli chieda perché si trova lì. Si chiede perché per un ragazzo di colore stare a Piazza Umberto significhi essere confuso con uno spacciatore.