Un vino biologico per ricordare Renata Fonte, l’assessore al comune di Nardò uccisa nel 1984 a soli 33 anni perché si era opposta alla mafia del cemento. Lì dal 2006 nel centro salentino in provincia di Lecce, anche grazie al sacrificio di Renata, è stato istituito il Parco naturale regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano. Il Presidio di Libera di Mottola ha voluto ricordare l’assessore neretino durante la seconda edizione della Cena della Legalità, svoltasi lunedì 18 novembre a Mottola presso il ristorante La Boara, presentando il Negroamaro Rosso Salento IGT a cui la cooperativa di Libera Terra – Terre di Puglia ha voluto dare il nome di Renata Fonte.
Da un lato l’impegno delle cooperative sociali che quotidianamente lavorano per restituire alla collettività i beni sottratti alla mafia. “La confisca dei beni alle organizzazioni mafiose è un'arma devastante – ha detto nell’occasione il presidente dell’ANM jonica Pompeo Carriere - Falcone lo diceva già anni fa, il carcere è importante però la vera svolta è togliere alla mafia le risorse economiche e restituirle alla società. Solo tagliando e riconvertendo le risorse mafiose potremo diventare un paese civile”. Carriere, già presente ad un’altra manifestazione del Presidio in ricordo di Paolo Borsellino, ha sottolineato l’importanza della partecipazione dei magistrati alle iniziative per la legalità perché testimonino la loro presenza sul territorio.
Dall’altro lato la memoria, i nomi e le storie delle vittime di tutte le mafie. Durante la serata, oltre a Renata Fonte, sono state ricordate altre due vittime poco conosciute: Hiso Telaray, giovane migrante albanese ucciso dalla furia dei caporali nel 1999 in Capitanata, e Bernardino Verro, sindaco socialista di Corleone inviso alla mafia del latifondo per aver dato voce ai diritti dei contadini e per questo assassinato nel 1915. Perché è necessario fare memoria? “Perché se la confisca dei beni è lo strumento più forte – ha ricordato il referente di Libera Puglia Alessandro Cobianchi - il motivo che guida le nostre azioni è tutto nelle vittime, oltre 900, 63 solo in Puglia. Le vittime, già con le loro vite, ci insegnano da dove cominciare. Non si tratta solo di politici e magistrati, ma anche di tante persone comuni. Si muore anche per strada, per caso, per errore. Si muore perché si lascia spazio all'arroganza e alla prepotenza. Le vittime ‘per caso’ – ha spiegato Cobianchi - rappresentano quello che avremmo potuto fare e che invece non abbiamo fatto”.
Obiettivo della Cena era raccogliere fondi per l’acquisto dei prodotti delle cooperative di Libera che sono stati utilizzati in ogni portata. Grazie alle sapienti e già collaudate mani del socio-chef Pietro Ferri il miele, i pomodorini, il succo di frutti rossi, le caserecce artigianali, i paté hanno preso forma trasformandosi in sei piatti, quattro dei quali accompagnati dai vini della linea Hiso Telaray prodotti nella zona di Mesagne sui terreni confiscati alla Sacra Corona Unita.