“Shnorhakalutyun” e “vayelir kerakurd” sono quelle due frasi che di solito mi piace sempre imparare quando vado all’estero; in questo caso credo possano racchiudere bene quello che vorrei fosse la somma di questo training course, “What is European citizenship?”: l’ospitalità e , come confermato più volte da un altro membro del team italiano di ASAP Europe, quel sentirsi sempre a casa.
A primo impatto chiunque ha pensato: parlare di cittadinanza europea in Armenia? Si, si può. Si, si deve.
Dieci giorni di lavoro e interscambio culturale; circa 40 partecipanti, rappresentanti di 10 nazioni e altrettante associazioni: l’Italia, con ASAP, e poi Armenia, Francia, Lettonia, Moldavia, Romania, Ucraina, Georgia, Portogallo e Polonia.
Noi, un team di 3 italiani:
Luca Checchia, novarese doc, studente di scienze politiche all’università di Milano, varia esperienza nella collaborazione con Coldiretti e di assistenza ai migranti;
Valentina Testa, laurea magistrale in “cooperazione e sviluppo” presso “La Sapienza di Roma”, specializzata in europrogettazione e con alle spalle un’esperienza lavorativa a Granada, Spagna, grazie al programma europeo “Leonardo”.
Valentino Prudentino, studente presso lo stesso corso di Valentina, con due mesi di volontariato in Etiopia, un periodo passato con i ragazzi dell’Istituto “Latorre”, e un semestre di studi ad Atene, con il programma Erasmus.
Il 12 Agosto è il giorno della partenza, per arrivare l’indomani a Tbilisi, Georgia, e grazie ad un tassista di poche parole si arriva, con 6 h di marcia a Yerevan. Qui siamo sistemati nella guest house dell’Accademia Nazionale di scacchi; si, perché l’Armenia ha una storica tradizione vincente in questo gioco, al punto che gli scacchi sono materia d’insegnamento a scuola. Dopo una serata introduttiva ci si riposa. Finalmente.
E’ il 14 Agosto la data fissata per l’inizio dei lavori e ovviamente viene lasciato ampio spazio ai cosiddetti “rompighiaccio”, piccoli giochi di gruppo che aiutano a conoscersi meglio.
Il corso ci ha visti partecipare a diverse sessioni di lavoro; genericamente si introduceva un tema e lo si sviluppava poi in lavori di gruppo:
- Si è parlato di Unione Europea e cittadinanza, con successiva divisione in gruppi in modo che ognuno potesse poi esprimere il proprio parere in merito attraverso le varie presentazioni di gruppo;
- Diritti umani e Dichiarazione Universale; dopodiché, ogni gruppo ha potuto rappresentare con un piccolo sketch teatrale la sostanza di un diritto umano riconosciuto in un articolo della dichiarazione universale;
- C’è stato l’incontro con il capo dipartimento delle politiche giovanili in Armenia;
- E’ stato presentato lo “Youth in Action Programme” e ci è stata data l’opportunità di progettare futuri scambi e corsi;
- A conclusione del progetto i lavori di gruppo riguardavano una valutazione partecipativa dell’intero corso.
Ma il Training non è stato solo questo.
Durante la “fiera delle associazioni” ogni partecipante ha avuto l’opportunità di parlare e presentare la propria associazione al resto dei partecipanti.
Ancora. E’ stata data l’opportunità di rappresentare, ad ogni gruppo nazionale, il proprio Paese durante le due serate interculturali; e ciò ha significato balli, cibo e bevande tradizionali. Una festa per tutti.
Il corso, ad ogni modo, non ci ha tenuti segregati nell’accademia di scacchi. Tutt’altro. Abbiamo avuto l’opportunità di visitare la città di Yerevan, i suoi musei, la sua piazza con lo spettacolo serale delle fontane. Lo staff dell’ong ospitante, Fyca (Federazione delle associazioni giovanili dell’Armenia), ha programmato per noi diverse escursioni presso vari siti nazionali: la visita alla prima chiesa cristiana al mondo, quella di Echmiadzin, il 18 Agosto è stata particolarmente toccante perché proprio quel giorno è celebrata un’importantissima festa nazionale durante la quale viene benedetta l’uva. Poi ancora le visite al Tempio di Garni, stile greco-romano e patrimonio dell’Unesco, e al Monastero di Geghard.
Allo stesso modo non sono mancati momenti di festa e cene tradizionali in città, in particolar modo la cena di saluto in un ristorante tipico con canti e balli tradizionali dal vivo.
Concludendo, il Training in Armenia è stata un’occasione di vera e profonda formazione non-formale, con momenti di studio, dibattiti, discussioni e scambi, ma non solo, perché in fondo per costruire l’Europa di domani è anche importante cenare e festeggiare insieme. Volendo rispondere alla domanda che ognuno si è posto dinanzi ad un TC sulla cittadinanza europea in Armenia, direi: si, dibattere di cittadinanza europea ha avuto un senso profondo, perché in fondo, i confini della nostra beneamata Unione non sono né possono essere geografici, i confini li decidiamo noi giorno per giorno, e, o l’Unione diventa un progetto, un’idea, un sogno, un orizzonte in divenire o perde la sua essenza di pace e condivisione.