FreeReporter (la piattaforma trans-nazionale di giornalismo partecipativo dedicata ai temi dell'inquinamento e della salvaguardia dell'ambiente) e la comunità di timu collaborano ad una inchiesta giornalistica partecipativa che riguarda tutto il territorio italiano e che chiede ai cittadini di smascherare le aziende che inquinano e ammalano nel “rispetto” di una legge sbagliata.
Questa inchiesta parte dalla tua zona, da dove vivi: tutte/i possono contribuire!
In particolare se abiti dalle parti di Bari o di Brindisi leggi con attenzione, partecipa e diffondi!
Cerchiamo le testimonianze di chi vive a poca distanza dagli impianti inquinanti e a causa loro ha avuto problemi di vivibilità e di salute.
Ecco cosa puoi fare in poche semplici mosse:
1. Controlla nella mappa se nelle tue vicinanze è presente un impianto che usa falsi crediti CO2
2. Raccogli testimonianze dirette di persone che hanno subito danni alla salute riconducibili all’inquinamento eccessivo di quell'impianto
3. Documenta le emissioni nocive e i danni all’ambiente
4. Carica file video, audio, immagine o documenti e condividi le informazioni raccolte su timu
IL FENOMENO SOTTO LA LENTE
I maggiori produttori di CO2 nel nostro Paese (stiamo parlando delle centrali termoelettriche, delle acciaierie, degli impianti di raffinazione del petrolio e simili) invece che effettuare investimenti per abbattere le loro emissioni preferiscono acquistare sul mercato internazionale dei crediti messi in commercio soprattutto da aziende asiatiche.
Questo sotterfugio (per altro perfettamente legale) consente alle nostre aziende di continuare impunemente a produrre energia, acciaio, raffinati del petrolio e quant'altro mantenendo in attività impianti obsoleti e inquinanti. Ma questo non è tutto. Perché in primo luogo esistono forti dubbi sulla reale natura dei crediti acquistati dalle imprese italiane. Si tratta di crediti che non derivano dall'avvio di nuovi impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili (uniche attività che realmente garantirebbero che le compensazioni tra CO2 prodotta dalle nostre imprese e CO2 risparmiata avvengano realmente). In maggioranza i crediti acquistati dalle imprese italiane ha riguardato progetti per l’abbattimento di gas industriali come l’HFC-23 (trifluorometano) o l’N2O (protossido di azoto) in impianti industriali collocati in Cina e in India. Ma questi crediti hanno destato molte perplessità sui reali benefici da essi apportati nella lotta ai cambiamenti climatici, tanto che l'Unione Europea ha deciso di metterli al bando a partire dal maggio del 2013 definendoli una vera e propria truffa. Una truffa della quale i nostri industriali (sempre nel rispetto formale della legge) sono stati complici per anni.
I giornalisti di FreeReporter indagheranno sulla provenienza dei falsi crediti, su come le società se li sono procurati e dove si trovano gli impianti che ne fanno uso.
A ogni cittadin@ italian@ è data invece la possibilità di partecipare su timu. Un contributo che può servire a ricostruire il quadro dei danni all'ecosistema e alla salute che in tutta Italia sono stati subiti senza mai far notizia. Si può intervenire raccontando la propria esperienza o quella di persone conosciute. Anche dei semplici commenti possono esser utili per segnalare casi di degrado ambientale e problemi alla salute dovuti ai gas tossici emessi dagli impianti in questione.
I crediti del mercato compensativo delle emissioni di gas serra sono spesso crediti fasulli, ma il danno che l'inquinamento produce sulla nostra pelle e su quella dei nostri figli è drammaticamente reale. Allora non c'è che una sola cosa da fare: partecipare e smascherare questa truffa con i fatti.
Approfondimenti:
Il mercato europeo del carbonio e le imprese italiane - Un’opportunità sprecata (Legambiente, 2009)
Mal’Aria industriale - Il libro bianco sull’inquinamento atmosferico dalle attività produttive in Italia (Legambiente, 2009)
env-health.org
env-health.org/IMG/pdf/
EEN_Air_Quality_paper_final_11_may_06-2.pdf
cnr.it/cnr/news/CnrNews?IDn=2336
unfccc.int/kyoto_protocol/items/2830.php
eia.gov/cfapps/ipdbproject/iedindex3.cfm?tid=90&pid=44&aid=8
Crediti infografica: Elisa Corni