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Bollenti Spiriti

RELAZIONE FINALE

24 Set
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Per filo e per segno è un dispositivo progettuale sviluppato intorno alla costruzione di un archivio di racconti fiabeschi, favolistici e gotici del repertorio orale salentino. Dal nucleo documentaristico di raccolta di voci e storie, sono nate una serie di esperienze di lettura e ascolto, attraverso un’analisi filologica e simbolica dei testi ed utilizzando i linguaggi della musica, del teatro, del cinema e della psicoanalisi. Per filo e per segno è stato un viaggio tra le macerie di una cultura, tra i suoi rifiuti, tra ciò che è stato dimenticato o scartato  come residuo di folclore.  Quella montagna di spazzatura poetica racconta, in modo sorprendentemente vivo, la terra del rimorso, i suoi immaginari, l’uomo. Per filo e per segno non è stato soltanto un viaggio interno, ma ha costituito anche un’immersione nel passato, alla ricerca di un senso rimosso, ora inaudito, non scisso dalla componente corporea e patica della cultura. Il progetto si è articolato intorno a tre fasi principali di cui:

 una prettamente documentaristica, che ha prodotto l’archivio di racconti open source (INAUDITO.ORG), 

una seconda fase di lavoro teatrale (MUTIDUANI)

ed infine un’ultima fase di studio e analisi dell’archivio, culminata nella scrittura di un nuovo racconto in forma filmica (L’INAUDITO).

INAUDITO.ORG

Inaudito è un archivio multimediale di racconti popolari, costituito da circa sessanta testimonianze orali, trascritte e tradotte in italiano, grazie alla collaborazione con l’Università del Salento. L’archivio abita una piattaforma virtuale, inaudito.org ed è fruibile attraverso una duplice modalità di navigazione:

-un’interfaccia poetica  che si fonda sul concetto di ascolto come esperienza ed è orientata all’interazione con le voci che assumono la forma di molecole sonore;

-un’interfaccia didascalica (archivio podcast) che  invece, permette una navigazione più tradizionale poiché si avvale anche di un player per l’ascolto e permette di consultare l’elenco dei racconti accompagnati da numerose informazioni circa le fonti e dalle trascrizioni e traduzioni dei testi.

 Inaudito si avvale della licenza Creative Commons ed è dunque archivio open source, dono di Nomen Omen alla rete, in linea con l’etica della ricerca. Il gruppo, infatti, ha raccolto le testimonianze orali attraverso un’esperienza di incontro con i depositari della cultura popolare salentina. L’arte dell’incontro si è basata sulla visione della cultura come dono inter- e trans-generazionale ed è stata orientata ad uno scambio autentico di  esperienze, storie, racconti, ma anche emozioni uditive. L’archivio nasce quindi dall’incontro tra l’oralità dei racconti del passato e l’auralità dell’uomo contemporaneo, presentandosi come forma significante insatura che si riempie di  significati in relazione alla diversità dei fruitori. Inaudito è concepito come archivio aperto che Nomen Omen spera di far crescere nel corso del tempo, anche grazie alla collaborazione degli utenti/fruitori che, attraverso l’upload, potranno partecipare alla costruzione di un’enciclopedia sonora della memoria.

MUTIDUANI

Mutiduani, ovvero l’inaudito allo specchio, è il nome di un esperimento teatrale speculare alla ricerca sulla memoria delle voci. È una forma di teatro nato dalla navigazione liminale tra parola e suono. All’interno di un lavoro di ricerca sui racconti, il teatro diviene il contesto icastico in cui si raccontano delle storie. Il testo teatrale è concepito come meta-racconto, un racconto che parla del cuore dei racconti e del loro incontro con l’auralità contemporanea caratterizzata da una fitta stratificazione di filtri percettivi. L’opera si fonda sul ri-cordo inteso come possibilità di tornare al cuore inaudito di quel silenzio antico che conserva tutta la memoria emotiva di una cultura. Un percorso a ritroso che, partendo dalla parola, diviene suono ed infine silenzio abissale. Mutiduani rappresenta anche il tentativo di raccontare o di ascoltare un altro racconto, quello che Pierpaolo Pasolini fa ne “La terra vista dalla luna”, una sintesi di parola e musica che trapela anche nei nomi dei personaggi, Ciancicato e Baciù Miao e Assurdina Caì, l’uomo che farfuglia parole, il figlio che canta e la donna che vive nel silenzio. Così l’azione avviene fuori dal teatro, lascia la scena madre del palcoscenico e arriva nella città rumorosa, nelle vie del corso o nei supermercati, per poi approdare in uno spazio surreale e magico fatto di silenzio: una marina d’inverno, illuminata unicamente dalla luna piena, per poter ascoltare. Ciancicato, passeggiando per le vie del corso cittadino, convince quattro passanti a seguirlo in un viaggio nella memoria di voci inaudite e li accompagna presso il villaggio medievale di Roca Nuova, ribattezzato come Mutiduani, dove un’improbabile Assurdina fa ascoltare le voci dimenticate. Solo in quella bolla di silenzio, l’uomo può raccontare la storia di un cuore.

L’INAUDITO

L’ inaudito è un progetto cinematografico sperimentale, basato sulla fusione di linguaggi, tra docu-fiction e cinema d’animazione. Esso costituisce un documento allegato all’archivio che descrive il modo in cui Nomen Omen ha inteso relazionarsi ai racconti della tradizione ed in particolare l’approccio emotivo alla ricerca.

 

SINOSSI:

Fernando e Luigi, fratelli gemelli, sono impegnati in un lavoro di ricerca e di ricostruzione di un archivio di racconti fiabeschi, favolistici e gotici del Salento, una mitologia locale, intrisa di magismo. La ricerca comporta il lavoro sul campo, l’esplorazione di luoghi che furono teatro di quei racconti, la registrazione di fonti orali e dunque il contatto con gli anziani, con le loro storie e con le loro voci.  Nel corso della ricerca, i gemelli s’imbattono nella figura enigmatica di un novantaseienne  dal nome biblico – Noè – un acuto conoscitore della tradizione delle mammane, le streghe ostetriche del Salento. L’incontro con il vecchio saggio origina un processo di analisi della componente simbolica di quei racconti legati a radici di rimosso culturale. I gemelli esplorano la figura della strega e l’archetipo negativo che essa rappresenta, valicando i limiti del racconto e approdando alla ricerca dell’immagine  della strega nella contemporaneità. La metafora è continua e inaudita e li coinvolge a livello intimo, spingendoli a registrare le loro riflessioni e ad esplorare l’ambivalenza della strega anche nel rapporto gemellare. Si origina così una narrazione nella narrazione e un film nel film, costellato da suggestioni analitiche sotto forma di disegni animati.

 

NOTE DI REGIA:

Il film è un tentativo di raccontare l’esperienza che ha prodotto l’archivio di racconti ed il nostro approccio ad un repertorio che oggi appare ai più, come un residuo di folclore, depauperato della forza evocativa delle immagini che contiene e dunque impossibile da ascoltare, inaudito appunto. Le domande che hanno mosso l’intera ricerca si possono sintetizzare in questo modo: “Cosa spingeva l’uomo, così “rispettabilmente occidentale”, a creare quel tipo di racconti cruenti, animaleschi, macabri che andavano nel lato criminoso e nella parte più in ombra della natura umana?” – E sopratutto – “Dove son finite oggi le immagini a cui quei racconti davano forma?”.

Nella cultura contemporanea, caratterizzata da un bombardamento di stimoli visivi e sonori (“Siamo soffocati dalle parole, dalle immagini, dai suoni che non hanno ragione di vita, che vengono dal vuoto e vanno verso il vuoto”), paradossalmente, si avverte una carenza di “immagini” nel senso letterale della parola, come se la voce si fosse staccata dal significato, divenendo appunto inaudita. La denuncia della perdita di un contatto con contenuti culturali che, essendo stati rimossi, penetrano subdolamente in forme trasversali di rappresentazione, ci spinge a scegliere la strega come totem di un intero processo di scissione che ha investito la nostra società. La strega-ostetrica, la madre cattiva, l’antitesi demoniaca della Vergine nella tradizione cristiana, dunque, si manifesta come incarnazione di una proiezione negativa dell’archetipo femminile, così brutalmente stigmatizzato nella sua parte oscura, l’ombra relativa al sentimento della natura e alla ricettività per l’irrazionale. La chiave di tutto è l’esplorazione dell’ambivalenza delle immagini, come strumento per riappropriarsi della multidimensionalità della persona, nella ricerca di un’integrazione a livello personale, comunitario e sociale. Il senso si trasforma, analogicamente, passando dalle rappresentazioni del femminile materno e demoniaco, al doppio nel legame tra i gemelli, al conflitto sociale ed ecologico. Il rapporto con la strega diviene il rapporto con la madre intesa come matrice dei significati e come terra.

 

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