Questioni di Frontiera
di Mariano T. Intini Sono ancora vive negli occhi dei telespettatori le immagini della rivolta delle camicie rosse in nome del ritorno al potere dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, e della controffensiva delle autorità Thailandesi che spegneva nel sangue la sommossa popolare nella capitale. Di mezzo la morte del fotoreporter italiano Fabio Polenghi, ucciso mentre svolgeva il suo lavoro per alcune testate europee. In questo scenario cruento, c’è il bizzarro panorama del resto del paese, assorto in un sonno indifferente rispetto a quanto avviene a Bangkok. In molte aree del paese e persino in alcune zone limitrofe della capitale la vita scorre in piena serenità. La normale routine quotidiana non si è interrotta. In alcuni quartieri di Bangkok tutto sembra procedere normalmente, come se nulla fosse, come se nulla stesse accadendo di lì a pochi chilometri.
A riguardo anche il sito ufficiale del Ministero degli Esteri italiano, nella rubrica “Viaggiare Sicuri”, restringe le aree di pericolo alla capitale e consiglia ai turisti che si approssimano a recarsi a Bangkok di evitare semplicemente alcune zone specifiche. In particolare vengono sconsigliate tutte quelle aree nelle quali sono presenti corpi istituzionali dell’apparato statale, insieme ai centri commerciali.
La situazione muta radicalmente in riferimento alle restanti zone della Thailandia. Si pensi a Phuket, paradiso terrestre che molti considerano abbastanza vicino a Bangkok da essere pericoloso. Il sito “Phuketwan.com”, per bocca del giornalista Alan Morrison, invita i turisti a recarsi a Phuket e di non cancellare le loro vacanze a seguito della situazione venutasi a creare a Bangkok. Lo stesso Ministero degli Esteri, per bocca del sito “Viaggiare sicuri”, segue la linea tracciata da Alan Morrison. Viene attribuita l’etichetta sicure “a tutte le aree normalmente aperte al turismo. Le città thailandesi sono, in linea di massima, sicure. Può essere tuttavia opportuno evitare, soprattutto nelle ore serali, le zone periferiche, così come quelle in cui si svolgono attività non connesse con il turismo propriamente detto”.
A ben vedere, però, la situazione sociale delle zone costiere e delle isole è profondamente diversa da quella degli slums di Bangkok. La stratificazione sociale e le condizioni economiche degli abitanti di queste aree sono radicalmente differenti. Le coste e le isole hanno ricevuto i maggiori benefici proprio dai capitali provenienti dal mercato turistico. I sobborghi di Bangkok, dai quali è nata la sommossa popolare, vivono in condizioni pessime, ai limiti della sussistenza. Il diverso livello di sicurezza tra Bangkok e il resto del paese, se a prima vista può apparire paradossale, ad un’analisi più approfondita rivela in tutta la sua complessità le divergenze profonde in seno alla società Thailandese.