Questioni di Frontiera
Luoghi, voci e visioni della provincia italiana – e delle “province” dell’Impero: dall’America Latina passando per i Balcani. Il seminario si rivolge a chi vuole approfondire i temi della cultura e delle tradizioni popolari, le letterature migranti e quelle “apolidi”, fuori dai canoni. Vogliamo riaprire gli archivi, trovare gli autori del Novecento che sono stati dimenticati. Ma indagare anche sulle relazioni pericolose fra tradizione e marketing culturale. Le fonti e i modelli, come sempre, sono strabiche e plurali: le scritture letterarie e non solo, il cinema e i fumetti, la musica: c’era una volta il folk, con qualche zampata rock.
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In questa pagina troverete gli abstract dei progetti di ricerca delle edizioni 2010 dei Seminari che si sono svolti a Bari presso la sede di Eurocomp e all’Università “Tor Vergata” di Roma (Facoltà di Lettere). Di ogni progetto si presenta un breve sommario e cliccando sul titolo è possibile visualizzarne l’abstract. (www.noaweb.it)
Seminari su Frontiera e Identità / Tor Vergata 2010
Letteratura della migrazione: dai Balcani in Italia ai Balcani di Paolo Pettinato – progetto di ricerca vincitore
Le frontiere, l’identità e le prospettive del South Stream pensate con le menti di quei poeti, romanzieri e saggisti che dalla penisola balcanica sono saltati in quella affianco, messa in mezzo al mar Mediterraneo. Dall’Albania Anilda Ibrahimi, Artur Spanjolli, Gezim Hajdari e Ron Kubati, dalla Bosnia Bozidar Stanisic, dalla Croazia Vesna Stanic, Melita Richter e Sarah Zuhra Lukanic, dalla Romania Mihai Mircea Butcovan: potrebbero essere in questi autori le risposte alle nostre domande. E forse, in questa strada letteraria, avremo il privilegio di incontrare e ri-pensare la letteratura e la relazionalità.
Criminalità di frontiera e letteratura apolide – I femminicidi a Ciudad Juarez in 2666 di Bolaño di Annarita Favilla
2666 è “Il romanzo” di Bolaño, quello che cercò di portare a compimento durante gli anni vissuti in Spagna, mentre la malattia lo consumava. E’ un delirio, e insieme un referto autoptico dei morti latinoamericani di ogni tempo; lo sfondo della narrazione è l’immaginaria cittadina di Santa Teresa: un crocevia criminale tra Messico e Usa, nella quale cominciano a spuntare ovunque cadaveri di giovani donne. Ma Santa Teresa è in realtà Ciudad Juarez, dove a partire dal ’93 cominciano ‘i femminicidi’ e dove il giornalista Gonzáles Rodríguez conduce la sua inchiesta rischiando da oltre dieci anni la pelle. 2666 è un esempio di letteratura di frontiera, sulla frontiera, ma anche un’opera che si pone al di là di ogni confine, nella quale il lettore ritrova i propri deserti e i proprio cimiteri.
In clandestinità. Racconti e testimonianze dalle carceri libiche di Carlo Scopa
Sulla base delle testimonianze rilasciate dagli immigrati sopravvissuti al viaggio e delle poche notizie trapelate sui campi di detenzione libici, ideare un racconto sulle esperienze di una delle tante vittime ignote. Un racconto inventato ma che si contrapponga in maniera critica e volutamente provocatoria con le realtà italiane e libiche. Proprio questi due stati, cercando di dimenticare i passati rapporti coloniali, sono gradualmente diventati compartecipi di tali tragedie.
Il ritorno dei dialetti nella globalizzazione: il caso friulano di Ilaria Bortot
Più andiamo verso la globalizzazione più scopriamo di appartenere a mondi più piccoli e ci leghiamo a loro. Cultura locale e riti antichi diventano necessità da riscoprire per rendere migliore il nostro presente.Già negli anni Sessanta Pasolini diventa profeta di questa tendenza, concentrandosi sulla riscoperta del dialetto e del mondo contadino a cui appartiene.Approfittando di quanto detto da Pasolini e delle sue origini, friulane come le mie, vorrei analizzare la situazione attuale nella parte alta del Friuli, la Carnia, dove alle diverse generazioni sono state applicate politiche linguistiche molto diverse: dalla negazione del dialetto alla sua improvvisa riscoperta.
Gianni Amelio e la “quadrilogia della migrazione” di Myriam Pettinato
Con letteratura della migrazione intendiamo una categoria letteraria che raggruppa testi scritti in virtù del fenomeno migratorio, in particolare laddove esso produca nuove visioni e apra prospettive inedite nell’osservazione della realtà sociale e culturale di origine e d’arrivo e delle questioni identitarie. La maggior parte degli autori italiani della migrazione sono scrittori che, giunti da altrove, impiegano l’italiano come lingua letteraria. Ma in questo quadro è possibile inserire anche il regista Gianni Amelio. Oltre ad aver vissuto l’esperienza dell’emigrazione paterna e la propria, egli impiega il tema della migrazione per indagare i mutamenti intervenuti nella realtà sociale e culturale italiana a partire dalla migrazione interna degli anni ’50-’60, fino a toccare il nesso colonialismo-emigrazione-immigrazione (Lamerica). Si può anzi individuare una “quadrilogia della migrazione” nella quale l’approccio neorealista si lega a quello migrante per imprimere una prospettiva sopranazionale al quadro socio-culturale e politico dell’Italia attuale.
Il mondo dai sentieri che si biforcano di Luigi ColuccioPer trovare la via d’uscita di un labirinto (apparente?) – ci ricorda il vecchio bibliotecario cieco argentino – bisogna tenere, ad ogni angolo, ad ogni spiazzo, sempre la sinistra. E se dovessimo ri-calibrare (ri-scrivere?) il tutto per i sentieri-labirinti della nostra epoca? Dall’ “assetto di ferro” della Guerra Fredda si è passati allo scarto della realtà “pre-costituita” in questo primo scorcio del Terzo Millennio. L’asimmetria regna sovrana. Sembra che i poeti, quindi, ce l’abbiano fatta. Ma cosa resterà dopo il banchetto dei regnanti? Quale utopia ci sarà dona