Questioni di Frontiera
di Annarita Favilla*. Il regista curdo-iraniano Baham Ghobadi ha realizzato il suo ultimo film (”Gatti Persiani”, uscito nelle sale italiane il 16 aprile scorso e vincitore del premio speciale A Certain Regard all’ultimo Festival di Cannes) in meno di 20 giorni, pochi mesi prima della rielezione di Ahmadinejad e dell’esplosione dell’Onda Verde. Da qualche mese Ghobadi si era tappato in casa a Teheran, ormai convinto di non poter lavorare più in Iran per via dei permessi governativi che non sarebbe mai riuscito ad avere; ma alcuni amici lo convincono a riprendere i contatti con la musica, un’altra sua passione, e lo trascinano in uno studio di registrazione sotterraneo: ed è lì che scopre tutto un mondo nuovo che vive, e decide di raccontarlo. Ma per farlo dovrà fare a meno delle autorizzazioni.
E’ lui stesso ad ammettere “In realtà è stato come uno shock anche per me, perchè io che vivo in Iran come regista, una persona curiosa, che cerca di vedere sempre cose nuove, non sapevo della loro esistenza e di fenomeni di quel tipo… perchè il governo riesce talmente a censurare certe realtà che di molte cose non veniamo neanche a sapere. La verità è che in 31 anni nessuno ha mai parlato di queste realtà in Iran”. Ne viene fuori un documentario-collage di videoclip sulla scena underground musicale di Teheran, in cui la telecamera digitale utilizzata per le riprese clandestine segue questi ragazzi da un capo all’altro della città, dall’alto al basso, nei posti più nascosti impensabili e insonorizzati, dovunque possano esprimere buttare fuori e urlare tutto quello che gli passa per la testa.
Dopo la rivoluzione del ‘79 sono stati chiusi tutti i luoghi di aggregazione giovanile ed è stata vietata la fruizione di prodotti culturali provenienti dall’Occidente. Ma viene da pensare che probabilmente in tutti questi anni nè censura, nè multe, nè carcere, nè violenze abbiano mai fermato la voglia dei giovani iraniani di restare al passo con l’altra parte del mondo e di studiare le proprie passioni e di informarsi, e che i modi con i quali riescono oggi a dirottare la propria rabbia verso forme creative rappresentano, anche e soprattutto per noi, i termini del coraggio e della speranza. E’ evidente, dopo la visione del film, che la rivolta per le strade e nelle piazze sia siata preparata da questa rivoluzione sotterranea.
Questo film non è uscito e con ogni probabilità non uscirà mai in Iran, Baham Ghobadi si prepara all’esilio “Preferisco vivere in un altro paese ma parlare di una cosa che mi appassiona e che fa parte della realtà di questo paese”, i due protagonisti ora vivono a Londra e fanno musica indie in giro per l’Europa (hanno lasciato Teheran 5 ore opo la fine delle riprese); a noi tocca prendere atto di questa realtà raccontata e supportare le sue voci, e poi magari pensare per un attimo a quanti altri gatti persiani sono ancora costretti a rimanere chiusi in casa.
“Gatti Persiani” è un film sulla forza e la ricchezza del talento, che ci spinge a una riflessione sulle libertà che noi – nel mondo libero- possiamo ancora prenderci.