Questioni di Frontiera
di Annarita Pavone. Quando il linguaggio del fumetto racconta la realtà diventa veicolo di informazione ed esempio di graphic journalism, vale a dire giornalismo grafico, fatto di immagini. La cronaca dei nostri giorni o del passato, con l’ausilio dell’illustrazione può essere raccontata proprio come un tempo le scene di caccia della preistoria furono impresse sulla roccia a imperitura memoria. Interessarsi alla storia ricorrendo al disegno: non affidandosi alla muse bensì attenendosi come veri giornalisti e quanto più possibile alla realtà oggettiva. Ne offre un esempio eloquente Un fascio di bombe (QPress, 2010) di Alfredo Castelli, Mario Gomboli e Milo Manara, opera di fumetto ante litteram di attualità. Realizzata a distanza di poco tempo dal tragico evento della bomba alla stazione di Bologna, resta la prima testimonianza illustrata di quel lontano 12 dicembre 1969: alle ore 16 e 37 un ordigno, collocata all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano, provocò quella strage ancora oggi impunita. L’opera è stata pubblicata di recente dopo ben 32 anni dalla sua unica ristampa e fu realizzata da autori che all’epoca erano meno che trentenni ma oggi ben noti come grandi maestri del fumetto.
Piazza Fontana (Becco Giallo, 2009) di Francesco Barilli e Matteo Fenoglio dà voce e immagini, dopo quaranta anni, soprattutto a quegli anziani testimoni e parenti delle vittime che più degli stessi mezzi di informazione sono custodi di una lunga pagina di storia del nostro Paese che fatica a emergere dalle nebbie. Dalla Milano del ’69 nel ricordo di Piazza Duomo gremita di cittadini offesi nel giorno dei funerali, alla rassegna dei nomi e delle semplici vite di innocenti che caddero ignari sotto i bagliori e il fuoco di una deflagrazione assassina. Da un taxi fermo in attesa in piazza alla morte improvvisa di Pinelli; dall’omicidio Calabresi fino alla chiusura definitiva della vicenda giudiziaria da parte della Cassazione nel 2005 che confermò le assoluzioni. Quaranta anni di storia ripercorsi tra balloons e vignette. Due opere così non sono dunque semplici fumetti. Vanno ben oltre la loro forma grafica votata al puro intrattenimento: sono “un appello all’impegno civile in un’epoca di scarsa partecipazione politica” (Aldo Giannulli, consulente delle procure di Bari e Milano per la strage di Piazza Fontana). Due esempi di lettura di eventi della storia italiana che hanno il vantaggio di poter essere accolti prima di tutto proprio da giovani fruitori che nel 1969 non erano ancora nati.
Disegni e parole che provocano i brividi in chi si accosta a tali fatti per la prima volta. Alla strage di Piazza Fontana, come è noto, sono legate tante altre stragi di quegli anni che misero in atto la “strategia della tensione” con lo scopo di favorire l’instaurarsi di uno Stato d’emergenza. Realizzare a distanza di tempo che su tale strage e tanti altri eventi gravano ancora dubbi, dà senz’altro un’idea dell’importanza civile che anche queste opere, pur nella loro piccola nicchia artistica, possono rivestire. Fumetti di attualità che possono restare nelle nostre librerie domestiche o, ad un tratto, divenire punti di partenza per riflessioni e personali approfondimenti. E perché non divenire letture scolastiche alternative? Le sentenze in quaranta anni di processi hanno lasciato tante amarezze: non resta che continuare, anche con l’ausilio dell’arte, a parlarne perché nessuno dimentichi e perché sia chiaro a tutti che il disonore maggiore del nostro Paese in questo, o altri contesti, resta la mancanza di memoria storica.