Di William Underhill. Il sorriso ampio. Le maniere semplici. L’eloquenza assoluta. Può essere solo Tony Blair, di ritorno sulla scena politica britannica per la prima volta dopo aver lasciato Downing Street tre anni fa. Con le elezioni previste per quest’estate, Blair era fuori per promuovere il suo partito ed il suo successore, Gordon Brown, quando questa settimana ha fatto il suo “discorso di ritorno” in una riunione locale del Labour Club. Brown ha avuto “l’esperienza, il giudizio e il coraggio” di riparare l’economia, ha detto. Un tempo, sarebbe stato un benvenuto endorsement per tutti gli elettori del Partito Laburista. Dopotutto, Blair è stato il primo leader nella storia dei laburisti a portare il partito a tre vittorie consecutive alle elezioni. Ma qualunque sia il suo prestigio internazionale, il pubblico inglese ha definitivamente perso la sua ammirazione per Tony Blair.
Non solo per il suo controverso appoggio alla guerra in Iraq; ma anche per la sua chiara ricerca di denaro ora associata al suo progetto del “New Labour” che, in un periodo di ristrettezza economica, infastidisce gli elettori. Un sondaggio di Harris ha mostrato che quest’anno, mentre Blair è visto con favore dal 64% degli americani, solo il 27% degli inglesi condivide gli stessi accesi sentimenti. Come ha messo per iscritto un articolo del tabloid Daily Star di questa settimana “Blair sarà ancora popolare sul suo vecchio terreno già battuto, ma viene guardato in modo largamente riluttante dal resto degli inglesi. Le famiglie dei militari, i membri dei sindacati e la gente comune ora odiano il vecchio regime di Blair”.
E’ facile osservare come gli strateghi del partito possano voler mettere in campo le indubbie capacità comunicative di Blair. E’ stato Blair il modernizzatore che ha persuaso gli irriducibili del partito laburista ad abbandonare alcuni vecchi dogmi socialisti – come le industrie di proprietà statale – per contribuire a creare il “New Labour” che riprese il potere nel 1997 dopo 18 anni di governo conservatore. Ed è stato Blair a persuadere le agitate classi medie che sarebbe stato sicuro votare il partito laburista in quello stesso contesto – e a non abbandonarlo per la maggior parte dei suoi 10 anni a Downing Street. Al fulcro del suo incarico ha spinto gli indici di soddisfazione al di sopra del 70% (sebbene la sua immagine sia precipitata al termine del mandato dopo che aveva dichiarato l’entrata dell’Inghilterra nella Guerra in Iraq).
Infatti, la ricomparsa di Blair potrebbe contribuire a spiazzare i conservatori, che stanno lottando per rimanere in testa ai sondaggi. Nel ricostruire il sostegno per i Tories, il leader del partito David Cameron ha cercato di proporsi come “l’erede di Blair,” un centrista dogmatico, in sintonia con la moderna Gran Bretagna. E’ un messaggio difficile da vendere da quando Blair è tornato sul podio a denunciare le politiche conservatrici. Eppure in questi giorni Blair ha a che fare con un pubblico più scettico. Nel 1997, il nuovo primo ministro era il rappresentante convincente di un nuovo inizio politico: quasi due decenni di governo conservatore – e la cultura del denaro erede dell’abbraccio thatcheriano al libero mercato – era finita in mezzo a un vortice di critiche contro i deputati conservatori, accusati di scambiarsi soldi per ottenere influenza. Blair promise un governo che sarebbe stato “più bianco del bianco”.
La Storia ci ha offerto un racconto diverso. L’era di Blair è stata segnata da scandali finanziari così come dalle accuse che il partito abbia effettivamente venduto dei posti nella Camera dei Lord a dei ricchi sostenitori. Le rivelazioni dell’ultimo anno circa le diffuse violazioni dei conti delle spese parlamentari hanno intensificato una diffidenza verso i politici in generale. I punteggi, compresi quelli dei due leader di partito, sono stati rafforzati per compensare le richieste più eccessive. Cameron (che ha accusato i contribuenti di essersela squagliata davanti all’isteria provocata dalla crisi nel Paese) la scorsa settimana ha ammesso di odiare “chiunque pensa che i politici siano squallidi maiali interessati solo al guadagno personale”.
Anche lo stesso team di Blair è sembrato uscirne infangato. Tre dei suoi alleati più stretti – tutti ex membri del suo gabinetto – sono caduti in disgrazia dopo che la scorsa settimana un attacco giornalistico ha rivelato il loro entusiasmo nel vendere i propri contatti da insider in cambio di denaro. Uno, l’ex segretario alla difesa Geoff Hoon, ha detto a un reporter televisiva sotto copertura che voleva trasformare i suoi contatti in “qualcosa che, francamente, faccia soldi”. Ora sono tutti sospesi dal partito parlamentare.
Il primato finanziario di Blair potrebbe deporre a suo sfavore. Secondo alcuni resoconti, ha guadagnato più di 30 milioni di dollari da quando si è dimesso dalla carica di primo ministro, mettendosi in viaggio nel circuito delle conferenze internazionali e lavorando come advisor per alcuni clienti come il governo del Kuwait e per una compagnia petrolifera coreana con interessi in Iraq. Un recente sondaggio ha mostrato che il 59% delle persone crede che siano guadagni troppo elevati. (Oltretutto, 8 persone su 10 pensano anche che abbia mentito nella sua dichiarazione durante l’inchiesta ufficiale sulla Guerra in Iraq che si è svolta all’inizio di quest’anno).
Anche se il suo modo di fare soldi fosse legale, appare ancora ripugnante per molti sostenitori del Labour – specialmente quelli della vecchia guardia che non hanno mai accettato la visione centrista del partito di Blair. Kevin Maguire, un editorialista del Mirror, che sostiene i laburisti, scrive che: “Lasciare il parlamento tre anni fa per guadagnare 20 milioni di sterline fa torcere lo stomaco. Blair sarebbe dovuto restare a vivere il proprio sogno del New Labour in una grande casa del Paese con un campo da tennis.”
Il problema è che gli strateghi del partito sanno che lasciare Blair totalmente fuori dalla campagna, apparirà in qualche modo come un voler rinnegare il record di partito. (E’ stato lo stesso dilemma che ha affrontato Al Gore quando ha dovuto decidere se lasciare che lo screditato presidente uscente, Bill Clinton, facesse campagna per lui). Sono previsti molti discorsi prima delle elezioni, attese per l’inizio del mese prossimo. Il Partito Laburista deve solo sperare che il vecchio fascino di Blair superi i nuovi risentimenti.
Traduzione di Giorgia Avaltroni