
Da www.oppic.it
Un gruppo dell'Osservatorio ha partecipato nella giornata di ieri all'importante incontro organizzato da Telecom Italia, Fondazione Romaeuropa, Wired e dall'assessorato alle Politiche culturali e comunicazione del Comune di Roma sul tema "Internet è libertà. Perché dobbiamo difendere la rete". L'incontro tenutosi nella sala della Regina di palazzo Montecitorio è stato introdotto dal Presidente della Camera On. Gianfranco Fini che, con un intervento denso di suggestioni e di spunti di riflessione, ha sottolineato l'importanza di internet quale strumento di pace e di sviluppo per i popoli. Il presidente Fini, che per primo ha sostenuto la candidatura di internet per il prossimo Nobel per la pace aderendo alla campagna promossa dalla rivista Wired, ha ricordato come il nostro Paese non possa correre il rischio del ritardo culturale rispetto agli altri Paesi europei nell'uso della rete, quale nuovo strumento di controllo democratico delle attività delle istituzioni pubbliche oltre che veicolo di pace e democrazia. Il Prof. Lawrence Lessing dell'Harward University, tra i massimi esperti mondiali in materia di proprietà intellettuale, consulente di Obama per le politiche della rete, fondatore di Creative Commons ed autore di libri che come "Cultura libera"/ "Il futuro delle idee"/"Remix" (solo per citare i più noti) hanno contribuito in maniera determinante ad alimentare il dibattito a livello globale sulla revisione dell'impianto normativo e culturale alla base del copyright tradizionale, ha tenuto una lectio magistralis sul tema "Il web e la trasparenza tra ideali e realtà".
Il prof. Lessing con un intervento davvero accattivante, ricco di esempi e suggestioni, ha tracciato il percorso evolutivo della rete, dagli esordi ai nostri giorni, concentrando la propria attenzione su tre degli ambiti più sensibili toccati dalla rivoluzione digitale: il diritto d'autore, la trasparenza ed il giornalismo. Ha ricordato come internet possa essere considerata "un architettura che permette innovazioni non progettate e non previste" e che quindi, come tutte le innovazioni, ha aspetti positivi ma nasconde anche profili problematici (ammonendo "noi" tifosi di internet che passiamo troppo tempo ad elogiare la rete). Internet ha consentito la diffusione degli user generated content, incentivando la creatività amatoriale, ma permette anche la diffusione, senza autorizzazione, di materiale protetto da copyright. Internet ha favorito la nascita del citizen journalism, ma sta mettendo in crisi il giornalismo d'inchiesta che richiede importanti investimenti e rappresenta una grande risorsa per le società democratiche. Internet permette l'accesso ad un'infinità quantità di informazioni sui pubblici poteri e sulla gestione della cosa pubblica in generale (riferimento alla realtà Usa, in Italia siamo un po' indietro) ma allo stesso tempo può creare un senso di sfiducia nei confronti dei governanti e delle istituzioni. A fronte di tali contraddizioni insite nell'architettura-internet bisogna, secondo Lessing, rifuggire dagli opposti estremismi nei tre ambiti considerati, elaborando politiche pubbliche idonee a limitare i danni che internet può produrre, senza però percorrere la strada più breve, quella della forza e della repressione che, nella storia dell'uomo, non ha mai condotto ad una migliore forza della produzione normativa. Non ci si può permettere di criminalizzare un'intera generazione (la generazione Y come la chiama Lessing) in nome della tutela del copyright e dei diritti di esclusiva, ma piuttosto occorre elaborare politiche che nel rapporto control/compensation (sul modello della cultural flat rate ad esempio) possano minimizzare i danni prodotti dalla rete.
Alla lectio del prof. Lessing è seguito un'interessante dibattito che, come prevedibile, ha toccato temi sensibili nel dibattito nazionale sulla regolamentazione della rete (sentenza Google/Vividown e decreto Romani in particolare). Umberto Croppi, assessore alle politiche culturali del Comune di Roma, ha sottolineato come la rete possa essere considerata un'estensione del mondo che viviamo e che quindi, non ha bisogno di regole ad hoc che ne disciplinino le attività degli utenti. Il profilo della capacità di auto-regolarsi della rete è stato approfondito, nel proseguo, dall'a.d. di Telecom Italia Franco Bernabé, il quale ha raffrontato il fenomeno internet con la nozione di "mercato", inteso in senso classico, entrambe entità fondate su un flusso continuo di informazioni in grado di auto-regolarsi nelle quali gli interventi regolatori esterni devono limitarsi allo stretto indispensabile.
Il prof. Juan Carlos De Martin, docente del politecnico di Torino fondatore e co-direttore del Centro Nexa per Internet e società, ha evidenziato come nel nostro Paese manchi una cultura dell'innovazione ed Internet venga troppo spesso associata (dai media, dalla politica, dalla classe dirigente del nostro Paese) ad un qualcosa di negativo di cui aver timore. Internet deve essere, al contrario, avvertita come un'opportunità, occorre avviare un'opera educazione per l'eliminazione del gap culturale tra generazioni, bisogna educare all'uso di internet e delle nuove tecnologie. La politica, secondo De Martin, può esercitare un ruolo importante in questo processo monitorando i problemi, utilizzando la rete per una corretta informazione nel settore pubblico (esempi di www.data.gov e www.data.uk.gov ) nonché specificando e delimitando meglio i diritti in rete (sul modello di un Internet Bill of right).
Il senatore Cortiana, tra i promotori dell'iniziativa, ha evidenziato l'importanza di internet da intendersi come il più grande spazio pubblico disponibile al mondo, luogo di condivisione e, perché no, di decisioni condivise da assumere insieme ad una comunità che partecipa. Luogo non virtuale ma virale di promozione delle politiche pubbliche.
L'On. Gentiloni, ministro della Comunicazione nel governo Prodi, ha ricordato come il primo compito della politica nell'approcciarsi alla rete è quello di non fare troppi danni. La politica nella fase attuale può e deve affrontare una serie di nodi problematici: regolare il rapporto tra libertà e privacy, realizzare un equilibrio tra diritto d'autore ed utilizzazione delle opere in rete, controllare e reprimere fenomeni criminali che proliferano in rete. Nello svolgimento di tali compito non si può non intervenire, secondo Gentiloni, che in una dimensione comunitaria in accordo con le indicazioni della Commissione e del Parlamento europeo.
Ha concluso il dibattito colui il quale è stato definito, dall'ottimo moderatore Riccardo Luna, direttore della rivista Wired, il "convitato di pietra"autore dell'omonimo decreto approvato dalle Camere qualche settimana fa che tanto ha fatto e farà discutere in rete e non. L'on. Romani, vice ministro dello Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, ha doverosamente difeso l'operato del governo cui appartiene, ricordando come il futuro anche in Italia sarà rappresentato dalle web-tv ( e allora ci si chiede che fine farà il digitale terrestre), che gli 800 milioni bloccati dal Cipe per lo sviluppo della banda larga non sono "spariti" ma piuttosto "congelati" e che nel confronto tra Google e Vividown, pur ammettendo di non conoscere ancora le motivazioni della sentenza, sente di propendere per la parte "più debole". Il vice-ministro ha concluso sottolineando come occorre contemperare libertà e diritti nella regolamentazione della rete, ammettendo sul finire dell'intervento come "la nostra generazione non è in grado di dare risposte" alle tante domande provenienti dalla rete.
Come Osservatorio abbiamo ritenuto doveroso condividere il patrimonio di conoscenza acquisito nella giornata di ieri, con l'intento di alimentare un dibattito che ci deve vedere tutti come protagonisti.
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