Corridor Eight, il docu-film che racconta come avrebbero dovuto cambiare i trasporti in Europa
di Maria Teresa Lenoci*. Quello dei trasporti è un tema sempre al centro dell’agenda politico-mediatica europea. Il motivo è semplice. I trasporti sono sempre più importanti per il commercio. Il trasporto su strada, di merci e persone, è ancora quello più utilizzato, nonostante l’uomo possa volare da una parte all’altra del pianeta a prezzi molto accessibili. Strade e rotaie potrebbero unire Paesi divisi o che si contrappongono per vecchie questioni di frontiera irrisolte. Come avviene nei Balcani.
Il progetto del Corridoio VIII è molto ambizioso. Visto su di una mappa il percorso dei corridoi pan-europei è una rete significativa di vie di comunicazione e di scambio che uniscono l’Europa, in particolar modo il suo “centro” e la “periferia”. Il Corridoio VIII coinvolgerebbe anche la Puglia che, con i suoi porti, farebbe da ponte per i Balcani. Morfologicamente, la Puglia sembra dare quest’impressione, una sorta di propaggine, di collegamento interrotto a Est del Vecchio Continente. Parliamo di una regione che nei tempi antichi è già stata luogo di passaggio di consegne tra due grandi civiltà, quella greca e quella romana. Sembra quasi che i ruoli si siano invertiti.
In realtà è ancora l’Occidente che cerca qualcosa ad Oriente, e questo qualcosa non è più la cultura o il sapere, ma il gas, l’unica fonte di energia, valida alternativa del petrolio. Geopoliticamente, perciò, i percorsi dei gasdotti che somigliano a quello del Corridoio VIII sono difficili da realizzare ma potrebbero avvantaggiare lo sviluppo dei trasporti una volta che fossero stesi i “tubi” del gas. Il tutto all’ombra della Russia, l’oligopolista del gas. Insomma quello che per alcuni potrebbe rappresentare un’opportunità di rinascita e di crescita, come le popolazioni di Bulgaria, Macedonia, Albania, per altri è solamente una questione di affari.
Per capire meglio questa storia fatta di strade, ferrovie, gasdotti e infrastrutture economiche che si stanno progettando nell’Europa Orientale conviene guardare “Corridor #8″, del regista bulgaro Boris Despodov. Nuove autostrade vuote, percorse da uomini in bici o su un carretto o addirittura attraversate da un branco di capre. E’ innegabile che senza una vera crescita, che renda compatibili i grandi assi strategici delle “opere pubbliche” europee e i progetti delle grandi multinazionali del Gas, con il territorio, e con un concreto sviluppo fatto di promozione turistica, locale, culturale, questa rete che intende unire le due parti dell’Europa resterà incompleta.
Se vogliamo eliminare il cliché dei Balcani eterno luogo di conflitti, che ha caratterizzato la memoria delle giovani generazioni, forse potremmo davvero partire dalle vie di comunicazione.