siamo in fuga, evadiamo dal solito e lo sappiamo, non sarà tutto cosi semplice.
tutti puntuali. abbiamo anche gli impermeabili, ma non pioverà.
molti chiedono dove siamo, altri dove si va, chillosagià; il gruppo è eterogeneo, sparso, composto. dinamico, determinato e curioso. perfetto. partiamo.
in queste due giornate le mete dell'evasione naturale saranno monte La Specchia e il Monte Gianecchia. il primo in direzione SE e l'altro in direzione NO da Cisternino. ma procediamo con ordine.
ci dirigiamo verso il punto più alto del territorio di Cisternino, percorreremo insieme solo una porzione dell'itinerario individuato, a causa delle enormi precipitazioni della scorsa settimana. attraverseremo un area naturale ad alta biodiversità, nella quale è ancora possibile osservare la struttura primaria della macchia mediterranea, e confrontarla con i successivi stadi evolutive-degradative.
recenti ricerche condotte dal gruppo speleologico della valle d'itria e dalla cooperativa archeologica S.A.E.T.T.A., testimoniano e confermano la stratificazione insediativa e la frequentazione di quest'area gia dall'età del bronzo.
la specchia, è una località evocativa nella memoria degli abitanti del luogo, i quali intrecciano la leggenda trasmessa al mito individuale. liberate i sensi al passaggio e lasciatevi catturare dal paesaggio, entusiasmatevi tra gli snodi e i volumi della pietra, e stupitevi davanti alla dinamica staticità degli elementi del paesaggio naturale.
ci troviamo in un querceto, notiamo la presenza di fogliame nel sottobosco. ne deduciamo la presenza di querce caducifolie considerando i dubbi del caso “[...] mi è lecito affermare che il genere Quercus rappresenta la perfetta negazione del concetto di specie, si tratta di un immenso caos [...] Borzì, 1911". in passato dalla farina ricavata dai frutti di alcune specie appartenenti al genere Quercus erano preparati dei pani, mescolandola con argilla.
nel sottobosco incontriamo delle sufruttici lianose perenni, Smilax aspera, commestibile e saporita nella preparazione di frittate dal sapore saligno, Tamus communis, o uva nera, dall'avvolgimento destrorso, dall'attività antiedemigena e capillaro protettiva, Asparagus acutifolius, i cui getti autunnali sono ottimi e ricercati per la preparazione del classico risotto o in altre preparazioni rustiche. accanto un arbusto sempreverde il cui nome volgare rimanda all'utilizzo locale come deterrente per i roditori nelle dispense delle masserie, il Pungitopo (Ruscus aculeatus), anche i turioni del Ruscus possono essere utilizzati, previa bollitura in abbondante acqua, in gustose ricette della cucina povera.
la scoperta di un fiore, entusiasma il gruppo. Arisarum cfr. vulgare, erbacea rizomatosa prevalentemente tossica, considerata specie protetta in alcune regioni italiane (Umbria e Molise). la tipica infiorescenza è sviluppata in una spata membranosa che avvolge un spadice sul quale si incontrano dall'alto verso il basso i fiori maschili e quelli femminili, su un asse verticale. l'impolllinazione può avvenire quindi sia autonomamente che per via entomofila. il rizoma di questa erba e di altre appartenenti alla stessa famiglia (cfr. Arum italicum), era utilizzato durante le carestie come integratore dietetico, opportunamente lasciato depurare [ fait-le degorgèr à l'eau courante; (Plantes toxiques, 1965)], successivamente torrefatto e riotto in farina per aumentare il volume delle farine. recenti studi hanno rivelato la proprietà antibatterica, antibiotica e vulneraria degli alcaloidi presenti in questa pianta erbacea.
altre erbacee commestibili che abbiamo incontrato sono la Bellis sylvestris (margheritina autunnale), Leontodon tuberosum (dente di leone tuberoso), Verbascum thapsus (tasso barbasso), Sonchus tenerrimus (crespino sfrangiato), Satureja cuneifolia e Satureja montana Santoreggia pugliese e santoreggia comune), Micromeria graeca (issopo meridionale), Rubus ulmifolius (rovo).