Sin dal nostro insediamento, sulla questione dell’immigrazione più volte abbiamo dovuto affermare una sorta di disobbedienza civile nei confronti della brutalità o della disumanità di piccoli codici scritti con l’inchiostro dell’emergenzialismo e del cattivo realismo della politica.
Abbiamo iniziato a chiedere la chiusura dei Centri di permanenza temporanea, buchi neri che trafiggono la nostra cultura giuridica e civile e che risucchiano volti e frammenti di vite nella spirale di una pena mai irrogata; rozza carcerazione “a tempo” con cui si sequestrano corpi del reato: ovvero uomini e donne che non hanno infranto alcuna norma penale, ma che nella loro condizione di “clandestini” vengono stigmatizzati, ricercati, privati della libertà personale.
Un passo alla volta si è proceduto fuori dal recinto della democrazia: le impronte ai bambini rom, il reato di clandestinità, l’obbligo dei medici di denunziare i clandestini, scelte inquietanti che ogni giorno spostano la soglia della legittimità democratica.
Per questo, noi che non vogliamo assuefarci a un clima di barbarie, abbiamo intitolato la sala Giunta a Ester Ada, la giovane nigeriana morta ad aprile sulla nave “Pinar”.
Noi, come Regione Puglia, nel nome della nostra tradizione millenaria di accoglienza, abbiamo adottato Ester da morta.
Le persone sono inviolabili nella loro dignità, libertà e integrità psico-fisica. Noi le abbiamo violate in tanti modi: depredandole a casa loro, sfruttandole a casa nostra, e tra la loro e la nostra casa si allunga un mare che è anche un grande cimitero all’aperto di stranieri in esodo dalla loro terra. Abbiamo sporcato il Mediterraneo e rimpicciolito l’Europa alla misura di una caserma.
Ester Ada è morta nel nostro mare, per colpa di una cattiva globalizzazione, è morta in un mondo in cui è sacro il principio della libera circolazione delle merci e invece la libera circolazione degli uomini è interdetta da molti vincoli e molte barriere.
E’ morta mentre avremmo dovuto saperla accogliere.
Cari amici vi ringrazio perché costruite percorsi di accoglienza e di solidarietà e respingete il vento di razzismo che spira in Italia.
Un saluto affettuoso".
(Nichi Vendola)