La prima indagine si è concentrata sui risultati del bando Principi Attivi 2010, premiato come migliore iniziativa in Italia per la promozione dello Spirito Imprenditoriale agli European Enterprise Promotion Award 2012, che ha consentito di finanziare 187 progetti giovanili con 25.000 Euro, per un investimento complessivo di 4,8 milioni di Euro.
L’obiettivo dell’indagine è verificare l’efficacia di Principi Attivi come programma educativo per sviluppare attivazione e intraprendenza dei giovani pugliesi e per valorizzare il loro contributo come portatori di innovazione, attraverso la concessione di microfinanziamenti a gruppi informali di giovani alla prima esperienza.
L’indagine è stata condotta tramite la somministrazione di un questionario a due gruppi con caratteristiche molto simili: i referenti dei 187 gruppi vincitori del bando 2010, che hanno realizzato il progetto grazie al finanziamento regionale, e i referenti dei gruppi che hanno ottenuto un punteggio uguale o superiore a 140 punti, il cui progetto non è stato finanziato per esaurimento delle risorse disponibili.
Il confronto tra i due gruppi ha permesso di capire in che modo l’iniziativa ha influito sui percorsi di vita e di carrierae e se è stata determinante per realizzare le attività (o se i progetti sarebbero stati realizzati ugualmente).
Inoltre, l’indagine sull’evoluzione dei progetti realizzati è servita a capire se i progetti hanno o meno proseguito le attività dopo l’esaurimento del finanziamento, se è stata utile a sviluppare competenze e attitudini all’imprenditorialità e alla cittadinanza attiva e se, come effetto indiretto, l’iniziativa ha avuto un impatto occupazionale.
Di seguito pubblichiamo le slide presentate durante l’evento e i nostri commenti ai risultati.
CHI SONO I “PRINCIPI ATTIVI”?
Sono giovani pugliesi, in maggioranza donne (55%), che, all’epoca della partecipazione al bando, avevano per lo più tra i 26 e i 30 anni.
Il titolo di studio più frequente era il diploma di scuola media superiore (30,2%), seguito dalla laurea di II livello (29,1%) e di I livello (18,7%).
Circa il 20% era in possesso di un master, conseguito nella maggior parte dei casi grazie alle borse di Bollenti Spiriti / Ritorno al Futuro.
La condizione lavorativa prevalente era la ricerca di prima occupazione (35,4%). Poi studenti (25,6%), lavoratori a termine (15,5) e lavoratori autonomi o imprenditori (14%).
COSA È ACCADUTO 5 ANNI DOPO IL BANDO?
1. Condizione occupazionale: un confronto tra finanziati e non finanziati
Secondo l’indagine svolta dall’Università di Bari sui referenti dei gruppi finanziati con il bando 2010, più della metà dei Principi Attivi oggi sono imprenditori o lavoratori autonomi (53,5%). Seguono i lavoratori subordinati (27,3%), i lavoratori occasionali (10%) e gli studenti (6%).
Tra i finanziati da Principi Attivi 2010, 5 anni dopo il progetto nessuno degli intervistati dichiara di trovarsi nella condizione di NEET (giovani che non studiano e non lavorano). Al momento della partecipazione al bando, erano circa l’8%.
Invece i giovani vincitori del bando ma non finanziati per esaurimento delle risorse disponibili (che si sono distinti, quindi, per le buone competenze di elaborazione di un progetto), in 8 casi su 10 hanno dichiarato di non aver realizzato l’idea proposta a Principi Attivi ma hanno comunque avuto performance occupazionali superiori alla media regionale.
Oggi sono in pari misura lavoratori autonomi e imprenditori (34,6%) o lavoratori subordinati (33,3%). Tuttavia, rispetto al campione di giovani che hanno realizzato il proprio progetto, tra i non finanziati permangono percentuali più alte di lavoratori occasionali (14%) e Neet (7%).
2. Continuità dei progetti e “resilienza” (capacità di resistenza e adattamento)
In linea con il dato sulla precedente edizione del bando (vedi report Principi Attivi 2008), anche i progetti nati con Principi Attivi 2010 in due casi su 3 proseguono le attività 5 anni dopo il finanziamento.
Solo il 16,5% le ha interrotte dopo la fine delle risorse pubbliche.
Inoltre, anche se l’81% dei finanziati ha avviato le attività con una forma “leggera” e non profit (associazione culturali, di promozione sociale etc.), oggi, nel 33% dei casi, il progetto costituisce l’occupazione esclusiva o prevalente dei promotori.
3. Su chi hanno potuto contare per proseguire le attività?
Principalmente sulle loro “reti primarie”, ovvero su amici (55%), familiari e parenti (50%) ma anche sulle organizzazioni partner coinvolte durante la realizzazione del progetto (52%).
Una netta minoranza dichiara di aver ricevuto sostegno da imprenditori (16%), istituzioni locali (15,8%), associazioni professionali (13,7%), insegnanti (12,7%).
Nessuno ha ricevuto sostegno da servizi pubblici per il lavoro o sindacati.
4. Quanta e quale innovazione nei progetti Principi Attivi?
Il 92,7% ha dichiarato di aver realizzato un progetto dal contenuto innovativo (che era anche uno dei criteri di valutazione previsti dal bando). Tale innovazione, nel 61% del campione riguarda il trasferimento di pratiche innovative per la regione mentre nel 34,9% ha consentto di realizzare innovazioni a livello nazionale o internazionale (es. brevetti, startup etc.).
5. Motivazioni ed effetti sul percorso di vita
Per la grande maggioranza degli intervistati, Principi Attivi ha permesso di fare qualcosa per il proprio territorio (93,4%), rafforzare abilità e competenze (86%), avere consapevolezza delle proprie potenzialità (85,2%), lavorare nel proprio territorio (85,2%), sviluppare la propria creatività (84,4%), definire i propri interessi lavorativi (82,7%).
In 8 casi su 10, Principi Attivi ha influenzato le scelte lavorative dei promotori e nel 61% ha cambiato i loro progetti di vita.
Nel 45% dei casi, realizzare il progetto ha portato gli intervistati ad avere più fiducia nelle istituzioni in genere e, in 1 caso su 4, a guadagnare di più.
6. Competenze apprese
Le principali competenze apprese grazie a Principi attivi riguardano la capacità di trasformare una idea in un progetto (95%) e i meccanismi di realizzazione di una attività finanziata da una istituzione (95%) ma anche la creazione di gruppi di lavoro (87,7%), la capacità di trovare nuove professionalità (86%), di pianificare entrate e uscite finanziarie (83,6%) di avviare progetti innovativi (80%), di svolgere studi e ricerche per i propri progetti (71,3%) e di creare nuovi partnenariati (69,7%).
Nel 40% dei casi, le competenze apprese riguardano anche la capacità di cercare sponsor, donatori o investitori e di offrire servizi a pagamento.
7. Effetti non previsti: creazione di lavoro
Nonostante Principi Attivi non sia una politica per l’occupazione, la rilevazione dopo 5 anni dall’avvio dei progetti mostra come i 187 progetti giovanili nati grazie al bando 2010 abbiano generato ad oggi 208 posti di lavoro, suddivisi in 116 occupati tra i soci delle organizzazioni promotrici del progetto e 92 occupati tra i non soci.
In media si tratta di un investimento di 22.475 € per occupato. Si tratta di una stima probabilmente in difetto, considerando che il dato è stato rilevato intervistando meno del 70% dei vincitori del bando 2010.
Di norma, l’investimento pubblico necessario per la creazione di un posto di lavoro è di € 90.000.
NOTE A COMMENTO DEI RISULTATI
A. Principi Attivi funziona come strumento per uscire dall’inattività (da 7 a 0% di NEET) e dalla precarietà (da 31 a 11% di lavoratori occasionali) e per promuovere l’imprenditorialità (da 26 a 53% di imprenditori e liberi professionisti).
B. Coerentemente con gli obiettivi del bando, si rivolge a persone con titolo di studio medio (licenza media superiore) o alto (laurea o master) ma soprattutto con una buona idea e capacità progettuale. Chi non ha realizzato il progetto ma ha buone idee e sa come elaborare un progetto (skills fondamentali per l’occupabilità) ha comunque molte più chance della media di inserirsi nel mercato del lavoro, sia come imprenditore, autonomo che come lavoratore subordinato. Ma realizzare il progetto con Principi Attivi offre la possibilità di fare esperienza sul campo aumentando di molto il tasso di occupabilità e imprenditorialità, a vantaggio dei giovani stessi e del territorio.
C. I progetti ideati e gestiti direttamente dai giovani, anche se alla prima esperienza, mostrano una grande capacità di resistenza e adattamento anche in un momento di grave crisi e utilizzando un contributo low cost ricevuto dalla Regione. Molti di questi progetti nel tempo si trasformano, nascono leggeri e diventano capaci di attrarre altri investimenti, di generare valore economico e occupazione.
D. Questi progetti sono anche portatori di innovazione nei campi in cui intervengono, sia a livelo regionale (trasferendo pratiche già esistenti altrove) che a livello nazionale e internazionale.
E. Il contesto in cui operano non è semplice, nè accogliente. I giovani innovatori possono contare sulla famiglia e sugli amici. Ma anche sulle reti di collaborazioni che si sviluppano durante il progetto. Invece evidenziano uno scarso sostegno da parte di altri attori del contesto (imprese, enti locali, altri attori pubblici e privati); l’indagine evidenzia anche una scarsa relazione tra i progetti e Laboratori Urbani attivi sul territorio, che invece potrebbero svolgere (e in alcuni casi svolgono) una funzione importantissima a supporto delle progettualità giovanili sul territorio.
F. Rispetto alle competenze apprese, Principi Attivi funziona molto bene per sviluppare la dimensione etica, l’orientamento all’innovazione e le skills per la gestione di un progetto (gruppi, partnership, gestione finanziaria), ma meno per la capacità di fund raising e vendita di prodotti e servizi.
Per rispondere a queste criticità, e completare la filiera di interventi e iniziative a supporto dell’imprenditorialità e dell’attivazione giovanile, nel piano 2014 2015 sono state messe in campo 5 azioni:
1. l’iniziativa Laboratori dal Basso che consente a gruppi e imprese giovanili di coprogettare percorsi formativi per migliorare la propria capacità di fare impresa (vedi risultati della valutazione della prima edizione del bando);
2. l’iniziativa Laboratori Urbani Mettici le Mani, per favorire l’apertura dei spazi ristrutturati con il contributo di Bollenti spiriti alle organizzazioni giovanili del territorio (in corso);
3. la partecipazione alla riprogettazione delle nuove iniziative regionali a sostegno della nascita e dello sviluppo di nuove imprese giovanili (e non) come N.I.D.I e Microprestito che sono state aperte a nuove categorie di partecipanti e con una particolare attenzione all’abbassamento delle barriere culturali e finanziarie all’accesso (i nuovi bandi sono attivi);
4. la sensibilizzazione di altri attori sociali pubblici e privati come università, associazioni di categoria, camere di commercio etc. per la promozione di programmi di sostegno alle imprese giovanili; in questo senso vanno le esperienze della Camera di Commercio di Bari (Valore Assoluto), delle centrali cooperative (Coopstartup e Coop Up) e dell’Università e Politecnico di Bari (Future Lab);
5. la progettazione di due nuove iniziative di prossima attivazione (Spirito Civico e A bottega), rivolte ai giovani con titolo di studio più debole o con minori opportunità, e la formazione di operatori di politiche giovanili di nuova generazione (La Scuola di Bollenti Spiriti).
I risultati della ricerca “L’innovazione nelle Politiche Giovanili: il caso Bollenti Spiriti” e il report completo di valutazione verranno pubblicati su questo stesso sito.