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Bollenti Spiriti

Anna Flandin e i Bollenti Spiriti!

26 Mar
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Venerdì 6 e 7 Marzo si è tenuta a Bari la fiera “Bollenti Spiriti Camp”. Durante questi due giorni l’associazione Link con tutto il suo staff composto da, Sante Perrucci, Ilaria Di Martino, Birgit Aztl, Mino Vicenti, Lucia Creanza e con la collaborazione dei volontari italiani, francesi e spagnoli, Filippo Serini, Teresa Martino, Vincent Quiniou, Mélissa Biabiany, Anna Flandin e Maria Yusta ha partecipato per presentare le attività dell’Associazione con i vari progetti di Scambi Giovanili e Servizio Volontariato Europeo. Questa è stata un’occasione divertente e molto stimolante per fare conoscenza delle altre associazioni e fare incontrare idee, progetti, e imprese giovanili pugliesi. Con più di venti convegni e workshop, 50 laboratori, 12 'startup lab' e 150 espositori le diverse associazioni hanno presentato le proprie idee in vari ambiti come Arte e Cultura, Scienza, Alimentazione, Ambiente e Sostenibilità, Musica e Tecnologia: un programma pieno e vario insomma.

E’ stato molto divertente per Vincent e me fare dei questionari in veste di volontari su i progetti europei a ragazzi presenti in fiera con la loro scuola, parlare con loro e vedere che tutti si interessavano alla nostra esperienza qui e volevano avere più di informazioni per fare un’esperienza all’ estero. Molti sono andati dopo allo stand di Link per prendere informazioni e parlare delle diverse opportunità di viaggio. Abbiamo anche provato un prototipo di bicicletta sostenibile fatta interamente di bambù. L’idea sembrava un po’ pericolosa però è stata un bella sorpresa vedere che il bambù è un materiale molto solido, la bicicletta era bellissima, comoda e veloce! Abbiamo anche fatto un’esperienza un po’ particolare su i sogni: c’era un associazione che studia molto  il mondo dei sogni e per farsi conoscere ha creato un programma sonoro che è simile a un sogno. Quindi, eravamo con gli occhi bandati e le cuffie sulle orecchie e ascoltavamo questi rumori che ci introducevano nel mondo del sogno. All’ inizio era un po’ difficile perché volevamo identificare ogni rumore, però dopo qualche minuto, quando il cervello si è rilassato e abbiamo cominciato a visualizzare immagini è iniziato un viaggio molto interessante. La cosa  più stupenda è che quando l’esperienza è finita noi abbiamo avuto l’impressione di avere fatto una piccola “siesta” e non abbiamo visualizzato lo stesso tipo di “sogno”, anche se abbiamo ascoltato tutti gli stessi rumori.   

Ho anche partecipato con Mino Vicenti e Dario Modugno alla conferenza sulla mobilita in Europa. Mino ci ha chiesto di parlare della nostra esperienza all’estero: Dario aveva molte cose da dire sulla sua esperienza in Macedonia ed era molto interessante anche per me, che sto ancora facendo  il mio progetto, sentire parlare una persona italiana che è andata in un altro paese e ha già avuto il tempo di fare un passo indietro sulla sua esperienza. Dario ha spiegato molto bene la ricchezza che nasce dall’interculturalità, le difficoltà che si possono incontrare quando sei da solo all’estero.  Dopo è venuto il mio turno di parlare. Ero già abbastanza nervosa, perché parlare di fronte ad un pubblico in un’altra lingua diversa dalla mia, che ho imparato solo 6 mesi fa e con il microfono che è sopratutto uno degli oggetti più spaventosi che ci sia. Si, si, soffro di un tipo di “micro fobia” cioè che quando devo parlare con un microfono ho sempre questa sensazione che il microfono  diventa sempre più pesante nella mia mano, che la mano che tiene il microfono trema sempre, che la mia voce non si riesce a sentire o va a tremolare come la mano e pensavo che dopo Dario non avevo niente di interessante da dire ... era come saltare nel vuoto insomma. La prima domanda che  Mino mi ha fatto è stata spiegare perché avevo scelto di venire in Italia per fare il mio progetto. Allora ho spiegato che non avevo scelto l’Italia ma all’inizio dovevo andare in Ucraina per fare un progetto sulle energie rinnovabili, però il progetto è stato annullato a causa della situazione politica molto complicata e degli eventi che hanno avuto luogo in Ucraina l’anno scorso in piazza Maidan. E stato interessante anche per me spiegare che quando una persona sceglie di andare all’estero anche con dei progetti europei che sono abbastanza sicuri ci sono sempre cose impreviste che possono succedere e fare annullare o cambiare il progetto. Una cosa importante è di non focalizzarsi troppo sul proprio progetto, ma rimanere aperti  e essere capaci di risollevarsi se qualcosa non va bene. Ero molto delusa quando ho sentito che il mio progetto era annullato, era veramente il tipo di progetto che volevo fare e mi piaceva molto l’idea di farlo in Ucraina, un paese dove avevo già viaggiato e che mi era piaciuto tantissimo, però invece di rimanere in questa delusione ho cercato un altro progetto ed è così che sono arrivata in Italia, un paese dove non ero mai stata, un paese che non conoscevo molto e alla fine è stata una bella sorpresa quella di arrivare così, senza conoscere niente e di scoprire tutto, perché dal momento che sono arrivata qui non ho mai rimpianto  di non avere fatto il mio progetto in Ucraina o di essere venuta in Italia. Un’altra domanda che Mino ci ha fatto è stata quella di spiegare in che misura questa esperienza avrebbe potuto essere utile da un punto di vista professionale. Lo SVE non è un’esperienza professionale ma  di volontariato, però ci sono tante cose di questa esperienza che Dario e io possiamo utilizzare per il lavoro. La prima è la lingua: io ho studiato le lingue quindi conoscere una lingua in più è sempre un vantaggio nel mio caso, però penso anche per una persona che non è specializzata nelle lingue. La seconda cosa che secondo me tutte le persone che fanno uno SVE possono evidenziare, a prescindere dall’ ambito del progetto, è la capacita di adattarsi: adattarsi a un nuovo paese, a un nuova maniera di vivere, a una nuova maniera di lavorare, a una nuova cultura, a un nuovo ambiente, a un nuova lingua ... Tutte queste cose che sono molto intense all’ inizio, molto belle, però possono essere anche difficili nello stesso tempo. Essere capace di adattarsi in questo modo è secondo me una qualità che può servire in tutti gli ambiti di lavoro però è anche una grande qualità per ogni persona da un punto di vista umano. Alla fine, io che avevo paura di dire solo sciocchezze o cose non interessanti penso che sono riuscita a spiegare delle cose dello SVE che non sono scritte nelle volantini di informazione e non ho fatto troppi errori, quello che ho detto si capiva … quindi adesso posso dire che parlare di fronte a un pubblico in un’altra lingua è stato una nuova cosa che ho imparato del mio SVE.

Potete trovare tutte le nostre foto di questi due giorni: il nostro stand con tutte le informazioni sulle attività, la nostra partecipazione alla conferenza sulla mobilità in Europa con Mino Vicenti e due volontari, la nostra prova sulla bicicletta fatta di bambù ... e molte altre foto ancora sul profilo google plus dell’associazione Link. 

https://plus.google.com/102822773288856581964/photos

Letto 1884 volte Ultima modifica il Giovedì, 26 Marzo 2015 13:35